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Per Pino Cantillo (19.03.1940/23.04.2023)

Aggiornamento: 17 nov 2023

Per Pino Cantillo (19.03.1940/23.04.2023)


Non è facile scrivere delle persone care, di quelle persone che ti hanno accompagnato per un’intera esistenza. Non è mai semplice dire del proprio Maestro, di chi è stato punto di riferimento essenziale per la propria formazione, per la propria vita, per il proprio percorso accademico. Quarant’anni belli di condivisione e di amicizia con Pino Cantillo e poi anche con Lucia, con la sua famiglia, richiedono tuttavia di accettare la fatica, lo scacco di un dire che non è all’altezza del proprio sentire, la fatica di trovare le parole giuste anche quelle più distaccate per ricordarlo agli amici, che spero potranno ritrovarsi in questo o in quel passaggio di un testo sicuramente parziale, e per far conoscere alle nuove generazioni di studiosi la figura di un filosofo morale a tutto tondo.

Giuseppe Cantillo, prima professore presso l’Università di Salerno, dal 1982 fino al 1995 è professore ordinario di Filosofia Teoretica presso l’Università degli Studi di Napoli. Con il pensionamento di Aldo Masullo, Cantillo ne diventa il successore assumendo la cattedra di Filosofia morale che terrà fino al 2010 divenendo poi Professore Emerito. Nella “Federico II” è stato Direttore del Dipartimento di Filosofia "A.Aliotta"; Presidente del Polo delle Scienze Umane e Sociali; Direttore del Centro di Ateneo Scuola di Alta Formazione nelle Scienze Umane e Sociali Federico II (CASAF); ha coordinato il Dottorato di Ricerca in Filosofia e scienze umane e il Dottorato di Ricerca in Etica e Storia della Filosofia promossi dall’Istituto Italiano di Scienze Umane (SUM) in collaborazione con il CASAF.

Giuseppe Cantillo è stato figura di grande rilievo nazionale e internazionale: Presidente della Consulta universitaria nazionale per gli Studi filosofici; nel 2010 ha fondato la Società Italiana di Filosofia Morale, di cui è stato Presidente; è stato Presidente anche della Fondazione "Filiberto Menna. Centro Studi d’Arte contemporanea" di Salerno; socio nazionale residente dell’Accademia di Scienze Morali e Politiche della Società di Scienze, Lettere ed Arti in Napoli e dell’Accademia Pontaniana. E’ stato fondatore e presidente della Società Italiana Karl Jaspers

Nel 2000 gli è stato conferito il premio “Dorso” (XXII ed., 2000) per la sezione Cultura. Nel 2007 è stato nominato Commendatore al merito della Repubblica.


Figura di profonda umanità e di rara finezza intellettuale ha concepito sempre la filosofia come impegno di vita – l’impegno della sua personale esistenza per la vita comune – coniugando l’insegnamento e la ricerca, la responsabilità nelle istituzioni accademiche e politiche e la capacità di creare comunità con i colleghi, con gli allievi, con gli studenti.

Allievo di Aldo Masullo, Giuseppe Cantillo dedica i suoi primi studi alla fenomenologia e all’analisi del linguaggio della morale e del diritto e si laurea presso l’Università degli studi di Napoli con una dissertazione su “Etica e analisi del linguaggio in Charles Stevenson” da cui è tratta la Memoria pubblicata nel 1963 negli Atti dell’Accademia di Scienze Lettere ed Arti di Napoli.


Si avvicina quindi agli studi hegeliani, ai temi del linguaggio e del lavoro negli scritti postumi del periodo jenese (da cui il lavoro di traduzione della Filosofia dello spirito di Jena) e nella Fenomenologia dello spirito. Il confronto con il pensiero hegeliano rimarrà una costante della sua ricerca concentrando il suo lavoro critico sui temi della visione dell’arte (attraverso il confronto tra il testo jenese e le Lezioni berlinesi), della filosofia politica e della filosofia dello spirito e ampliando il suo orizzonte di ricerca allo studio del primo hegelismo (del 1985 è la pubblicazione della traduzione della Kritik des Bewusstsein di G.A. Gabler). Nel 1996 raccoglie i principali risultati delle ricerche precedenti nel volume Le forme dell’umano. Studi su Hegel (Esi, Napoli) ripensandoli originalmente alla luce del decisivo tema della costituzione del mondo umano. Nei decenni successivi l’interesse hegeliano rimane sempre centrale come testimoniano i volumi L’istinto della ragione. Logica vita diritto in Hegel (Luciano, Napoli, 2011) e Scritti su Hegel ( a cura di S. Achella, R. Bonito Oliva, E. Mazzarella, Carocci, Firenze, 2020) che raccolgono una selezione dei suoi scritti hegeliani più recenti.

L’attenzione per il pensiero hegeliano conduce Cantillo ad orientare, in senso più ampio, ai temi della storia e della storicità il suo interesse sia in senso storiografico che teoretico. Agli inizi degli anni ’70, nell’ambito di un progetto di ricerca promosso da Pietro Piovani e Fulvio Tessitore dedicato allo storicismo critico-problematico, comincia ad occuparsi, in modo particolare, dello studio della teoria della storia e della storicità in Droysen, Dilthey, Troeltsch e Meinecke (affrontando contestualmente le riflessioni su storia e storicità di Nietzsche, Heidegger e Marcuse). In particolare lo studio del pensiero di Troeltsch rimarrà un filo conduttore fondamentale delle sue ricerche nell’approfondimento in special modo degli aspetti di filosofia e sociologia della religione, dell’etica e della politica. Negli anni Settanta cura l’edizione italiana di testi importanti per la conoscenza del pensiero di Troelsch (Etica, religione, filosofia della storia, Guida, Napoli 1974 e L’essenza del mondo moderno, Bibliopolis, Napoli, 1977) e tra il 1985 e il 1993 insieme a Fulvio Tessitore cura l’edizione italiana di Der Historismus und seine Probleme (Guida, Napoli, vol. I-III), così di altri scritti su religione, storia e metafisica. Di rilevanza internazionale, nell’ambito degli studi troeltschiani, la sua monografia Ernst Troeltsch (Napoli, Guida, 1979). Gli studi troeltschiani continuano nel corso degli anni ininterrottamente. Ricordiamo, tra gli altri, i volumi Introduzione a Troeltsch (Laterza, Roma-Bari, 2004) e Il “tormento della modernità”. Religione, etica, filosofia della storia. Studi su Ernst Troetsch (a cura di A. Donise, Inschibolleth, Roma 2017).

Quest’articolato confronto con la tradizione dello storicismo tedesco e con lo storicismo critico problematico emerge ulteriormente nell’importante volume L’eccedenza del passato. Per uno storicismo esistenziale (Morano, Napoli, 1993). L’illuminante sottotitolo “Per uno storicismo esistenziale” indicava così la prospettiva attraverso cui Cantillo, riprendendo Piovani, rileggeva il percorso dello storicismo, facendo emergere la consapevolezza del limite del sapere storico in quanto sapere empirico e il suo essere aperto alla domanda intorno al senso dell’essere, intorno all’elemento metafisico del nostro vivere, a quel novum che dalla storia stessa può emergere : una domanda insieme individuale e collettiva.

Il carattere rilevante, nel percorso di Cantillo, di queste dimensioni tematiche, in particolare della tensione tra conoscenza storica e ricerca del senso, lo spinge a scandagliare il nesso tra storicismo ed esistenzialismo, con particolare attenzione all’esistenzialismo italiano (e, in special modo, al pensiero di Abbagnano) e a quello di Karl Jaspers che costituirà dalla metà degli anni ’80 in poi un oggetto fondamentale delle sue ricerche sostanziate in numerose pubblicazioni e che trovano una importante sintesi critica nella Introduzione a Jaspers (Laterza, Roma-Bari, 2001) fondamentale punto di riferimento per gli studi su Jaspers in Italia ma non solo. L’approfondimento di aspetti rilevanti del pensiero jaspersiano caratterizzerà anche i decenni successivi come documenta il volume Esistenza, ragione e trascendenza. Studi su Karl Jaspers (a cura di M.Anzalone, A. Donise, P.A. Masullo e F.Miano, Il Mulino, Bologna, 2020). Il confronto con Jaspers rappresenta per Cantillo un percorso possibile per poter chiarire il significato della filosofia oggi che si distingue rispettosamente dalle scienze positive di cui riconosce le caratteristiche di oggettività, di rigore, di verificabilità. La filosofia non riguarda campi e oggetti della realtà empirica e si mantiene sempre aperta attraverso una sempre nuova ricerca dell’infinito che è agire interiore, spazio di libertà, perenne apertura alla trascendenza. Jaspers prova così a salvaguardare lo specifico compito della filosofia – un compito peculiarmente umano, un compito di salvaguardia dell’umano - che è nel continuare a cercare il senso dell’esistere muovendo dalla storicità dell’esistenza stessa e dalla consapevolezza del limite permanente in cui questa ricerca si imbatte.

Il nesso tra esistenzialismo e storicismo fa emergere ulteriormente le domande etiche che rappresentano sin dall’inizio la trama fondamentale della ricerca di Cantillo. L’esigenza di continuare ad interrogarsi sul decisivo rapporto tra singolare e universale, relativo e assoluto, fatto e norma, portano Cantillo a confrontarsi o a riprendere il confronto, attraverso numerosi saggi e articoli, con il pensiero di Rosmini ( ricordiamo il volume Persona e società tra etica e teodicea sociale. Saggio su Rosmini, Luciano, Napoli 1999) ma anche di Capograssi, Mounier e Guardini (per richiamare solo qualche riferimento tra i molti altri possibili) e più in generale a mantenere sempre vivo il dialogo con Aldo Masullo sul cui pensiero scrive insieme a Mariapaola Fimiani, il volume Il fondamento nascosto. L’etica attiva di Aldo Masullo, Orthotes Napoli-Salerno 2016 e a cui dedica il suo ultimo libro Tra struttura e senso. Un percorso nel pensiero di Aldo Masullo (a cura di M. Anzalone e A. Donise, Guida, Napoli 2023).

La ricerca dell’universale non è in Cantillo aspirazione nostalgica a forme di irrigidimento in un sistema, ma sforzo di seguire l’umano nel suo tendere all’universalizzazione e alla comunità. Scrive Cantillo, in un volume molto rilevante per comprendere la sua concezione dell’etica :

“Siamo così condotti alla ricerca del fondamento dell’umano, alla ‘genealogia dell’umano’ in un fatto originario che si rivela costituire il fondamento nascosto del soggetto, la comunità, rispetto a cui, distaccandosi, si afferma l’esistenza del singolo soggetto, la sua personalità individuale. Al tempo stesso il fondamento nascosto si pone come dovere e come telos. Come termine ideale dell’agire dell’individuo, la cui dignità di uomo si afferma proprio nella decisione di spezzare l’egoismo ponendosi a servizio della comunità. La genealogia si fa allora etica della dignità della persona e della comunicazione. Quanto più il soggetto si afferma nel proprio infinito valore personale, nel proprio essere con sé, rifiutando di perdersi nell’indistinzione della massa, tanto più si scopre fondato su una originaria tendenza ad andare oltre sé verso l’universale, e chiamato ad agire in vista della comunità. Salvezza dell’individuo e ideale della comunità segnano i termini di una tensione dialettica costitutiva dell’esistenza autenticamente umana nella cui salvaguardia si svela consistere il contenuto del dovere morale. Un’etica che si fa appello al ‘fondamento nascosto’ della comunità originaria riapre la possibilità di progettare significati e valori che non perdono di vista l’autonomia e il valore infinito dell’esserci proprio di ogni soggetto, di ogni esistente, al fine di istituire una società di soggetti liberi e rispettosi della libertà di tutti, riconosciuti come altri soggetti”(Con sé/ oltre sé ricerche di etica, Guida, Napoli, 2009, pp. 14-15).


Franco Miano




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