di Giuseppe Cantillo
Non è facile nel breve spazio di un ricordo, nell’ immediatezza della sua scomparsa (24 aprile 2020), presentare un profilo di Aldo Masullo, uno dei più importanti pensatori dei nostri giorni e insieme una personalità di grande rilievo nella vita culturale e politica italiana ed europea.
Cercherò di darne almeno un’idea, e, pur consapevole di contraddire il modo “concreto”, “vivente” della sua filosofia, sono costretto a ricorrere alla classica, astratta, partizione di vita e pensiero.
1. Nato ad Avellino il 12 aprile 1923, Aldo Masullo si è laureato nell’Università di Napoli in Filosofia e in Giurisprudenza. Dal 1952 al 1968 è stato assistente ordinario nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Napoli presso la cattedra di Storia della filosofia tenuta da Cleto Carbonara, nell’ambito della cui “filosofia dell’esperienza” ha sviluppato le prime ricerche. Dal 1956 libero docente di Filosofia Teoretica, nel 1957/58 ha seguito i corsi di Eugen Fink nell’Università di Freiburg i.B.. Nella stessa Facoltà di Lettere e Filosofia di Napoli ha tenuto l’incarico dell’insegnamento di Filosofia Morale dal 1959/60 al 1967/68. Dal 1960 è stato socio corrispondente e dal 1972 socio ordinario dell’Accademia di Scienze Morali e Politiche della Società di Scienze, Lettere ed Arti di Napoli. Dal 1956 socio corrispondente e dal 1965 socio ordinario dell’Accademia Pontaniana. Come professore ordinario di Filosofia teoretica ha insegnato nelle Università di Catania (1967/68) e di Salerno (1969-1971), assumendo in quest’ultima l’ufficio di Commissario dell’Opera Universitaria (1969-1972). Nel 1971/72, grazie allo sdoppiamento della cattedra voluto fortemente da Pietro Piovani, è stato chiamato nell’Università di Napoli sulla cattedra di Filosofia Morale, che ha tenuto fino alla conclusione del suo insegnamento nell’anno acc.1994/95. E’ stato delegato del Rettore per i problemi della didattica e ha contribuito alla definizione delle procedure per l’istituzione dei Dipartimenti e alla progettazione di alcuni di essi, tra cui il Dipartimento di Filosofia “A. Aliotta”, di cui è stato il primo Direttore ( 1984-1989). Come benemerito della cultura è stato insignito della medaglia d’oro del Ministero della Pubblica Istruzione. Dal 1995 è stato Professore Emerito di Filosofia Morale nell’Università federiciana.
Profondamente convinto della inscindibilità di ricerca e didattica si è dedicato con passione e rigore all’insegnamento e alla formazione di giovani studiosi e ricercatori, e suoi allievi si sono dedicati a loro volta all’insegnamento universitario. I suoi corsi nascevano dallo stesso sviluppo del suo pensiero, segnandone ogni volta un momento particolare. Negli anni sessanta i corsi dedicati al rinnovarsi dei linguaggi delle scienze in senso strutturalistico e ai rapporti tra la psicologia comprendente e la fenomenologia sia in Husserl che in Sartre e Merleau-Ponty, ma altrettanto quelli dedicati a una lettura rinnovata dei grandi pensatori dell’idealismo, in particolare Fichte e Hegel, diedero un primo impulso al rinnovamento e allo slargamento di orizzonte degli studi filosofici della Facoltà napoletana. Le sue lezioni mostravano il movimento stesso del pensiero e sono sempre state seguite da numerosissimi studenti ed allievi, affascinati dal suo vigore teoretico ed ermeneutico e dalla sua straordinaria capacità di comunicazione, testimoniata dal grande successo dei suoi seminari e delle sue conferenze anche rivolte a un pubblico non specialistico.
La convinzione della destinazione etica, educativa, del pensiero, e quindi del nesso tra teoria e prassi (peraltro ben radicato nell’ humus gentiliano-marxiano della lezione di Carbonara), ha portato Masullo a impegnarsi attivamente nella vita politica. Nel 1972 è stato eletto alla Camera dei Deputati come indipendente nella lista del PCI e ha fatto parte del gruppo della Sinistra indipendente. Membro della Commissione Pubblica istruzione della Camera dal 1972 al 1976 vi ha dedicato un’intensa attività nell’ambito dei problemi della scuola, dell’Università e della ricerca. Nel 1976 è stato eletto al Senato della Repubblica e si è impegnato in modo particolare per la definizione della legge sul riordino della docenza universitaria e per la riqualificazione anche economica del ruolo dei docenti. Nello stesso periodo 1976-1979 è stato eletto dal Senato membro del Parlamento europeo, dove egualmente ha svolto un intenso lavoro nell’ambito della Commissione giuridica. Ma l’impegno politico di Masullo non si è interrotto con il 1979, e si è esplicato attraverso una costante presenza nel dibattito sui problemi nazionali e specialmente cittadini. In particolare, va segnalato il suo impegno
per un rinnovamento etico-politico e culturale di Napoli, per lo sviluppo della partecipazione democratica come premessa di un progetto moderno per la città, in primo luogo di un nuovo modo di amministrare capace di rompere con gli opachi legami specialmente nel campo dell’urbanistica. Eletto nel giugno del 1992, con un alto numero di preferenze, al Consiglio comunale di Napoli (come capolista del PDS), nel corso di una travagliata crisi del l’amministrazione, si propose come candidato Sindaco al di fuori delle trattative tra i partiti , portatore di una proposta programmatica sostenuta dal confronto con i cittadini. Ma, malgrado avesse raccolto consensi in un ampio schieramento e fosse stato eletto Sindaco, per i conflitti tra i partiti, non trovò l’appoggio necessario ad ottenere la fiducia per la Giunta da lui proposta. Sostenuto da un ampio consenso, nel 1994 fu eletto nuovamente al Senato per lo schieramento progressista nel collegio di Nola, dove fu rieletto anche nel 1996, partecipando, in quella legislatura ai lavori della Commissione cultura e contribuendo alla redazione e all’approvazione al Senato del D.d.L. per il riordinamento dei concorsi universitari. Il 12 aprile del 2018 il Comune di Napoli gli ha conferito la cittadinanza onoraria, nel riconoscimento di un intimo rapporto con la città, che si disvela nella sua dialetticità nella lunghissima intervista che dà corpo al volume del 2008 Napoli siccome immobile.
2. E’ sempre difficile, al limite impossibile, stringere in una determinazione concettuale la ricchezza di forme, figure, contenuti di un pensiero vivente, di un pensiero che intende proporsi come apprensione del proprio tempo, cioè come apprensione, ogni volta, delle multiformi apparizioni dell’essere. Tuttavia, nell’interpretazione di un pensiero vivente neppur si può fare a meno di tentare di coglierne una linea di tendenza unificante. In questo senso si può, allora, dire che la riflessione filosofica di Aldo Masullo -- certamente uno dei pensatori contemporanei tra i più attenti a percepire il “cambiamento” – può essere caratterizzata nel suo insieme come una fenomenologia della soggettività, culminante in una “genealogia dell’umano”, e in una riproposizione – in un’epoca di nichilismo - dell’etica come salvaguardia dell’esistenza autenticamente umana: un’etica segnata da una costitutiva tensione dialettica, i cui termini sono la salvezza dell’individuo e l’ ideale della comunità.
Formatosi nell’ambito della scuola di Aliotta, in particolare collaborando alla cattedra di Cleto Carbonara, Masullo ha concentrato inizialmente la propria ricerca sull’analisi dei nuovi linguaggi delle scienze, da un lato, e dell’esperienza vissuta della coscienza, dall’altro. In questo orizzonte tematico si situa il suo primo libro, Intuizione e discorso (1955). Proprio dalla ricca articolazione della relazione tra esperienza vissuta e conoscenza nasce la riflessione sul rapporto tra filosofia e scienze umane, che Masullo sviluppa, confrontandosi con la tradizione psicologico-comprensiva e fenomenologica (da Dilthey a Husserl , a Sartre e a Merleau-Ponty) e con il nuovo pensiero biologico e psicologico, nelle ricerche svolte tra la fine degli anni cinquanta e gli inizi degli anni sessanta, culminate nella pubblicazione di quello che personalmente ritengo il suo “grande libro”, un libro ricco di analisi e di proposte teoriche, Struttura, soggetto, prassi (1962), che contiene i nuclei principali della sua successiva ricerca. In esso il pensiero scientifico e filosofico contemporaneo viene ripensato nella prospettiva di una riforma “non teoreticistica” del “trascendentalismo” e di una comprensione della soggettività colta nella sua interezza ideale e fattuale. La ricerca intorno ad un approccio non obiettivistico, non psicologistico al soggetto, che sappia però evitare la ricaduta in prospettive idealistiche o metafisico-spiritualistiche, conduce Masullo ad un confronto critico, deliberatamente analitico, con la fenomenologia husserliana, di cui un aspetto particolarmente significativo e fecondo si raccoglie intorno alla problematica delle distinzioni e relazioni tra coscienza-senso e coscienza-del-senso, ovvero tra senso e significato, tra il piano del vissuto e quello della rappresentazione. Si avvia così la delineazione di una prospettiva fenomenologica che rivendica il diritto del senso, anzi più precisamente dei sensi in quanto mobili e tentative funzioni del movimento originario della vita, di fronte alla loro trasposizione nei significati e nel loro ordine: la ricerca di una “alogica logica della vita” irriducibile alla trama trasparente del pensiero autosufficiente così come delle astratte categorie intellettuali operanti nei saperi positivi. Non è difficile scorgere qui l’anticipazione della successiva tematica della paticità. Ma l’aspetto più rilevante di Struttura, soggetto, prassi, per l’immediato sviluppo del pensiero di Masullo, sta nel fatto che l’analisi della soggettività e in particolare l’analisi della prassi mostra come l’atto di vita umano sia originariamente caratterizzato da una struttura intersoggettiva, da un fondamento posto nella comunità, che precede l’individuo operando nascostamente nella costruzione di un mondo di significati e valori entro cui si forma la soggettività individuale. La complessa indagine antropologica avviata in Struttura soggetto prassi , procedendo nella ricerca di una prospettiva filosofica in grado di “pensare la vita” senza ridurla al pensiero, porta Masullo negli anni successivi a fare emergere la dimensione originariamente intersoggettiva del soggetto e a cercarne il fondamento, così come a spostare l’analisi verso l’ambito del pre-categoriale e dell’inconscio, e a sviluppare perciò l’ indicazione già contenuta in Struttura soggetto prassi ( nel confronto con Victor von Weizsaecker) di un’analisi della dimensione patica, emozionale del soggetto. Queste due linee di ricerca in una prima fase dello sviluppo del pensiero di Masullo si presentano intimamente connesse e convergono nella problematica della genealogia dell’umano, nella ricerca di un fondamento anti-metafisico o comunque non puramente ontologico, né puramente trascendentalistico. Su questa linea si situano il libro del 1965, La comunità come fondamento. Fichte-Husserl- Sartre, e quello del 1971 L’antimetafisica del fondamento. A questo riguardo, per il tema della originaria intersoggettività assume un significato decisivo il ruolo del confronto con Fichte, a cui Masullo dedica una importante monografia nel 1986 (Fichte. L’intersoggettività e l’originario). Da Fichte, in particolare dal Diritto naturale e dal Sistema dell’eticità, egli, fin dalle Lezioni sull’intersoggettività del 1963, trae il tema dell’originaria relazione io-tu, che si manifesta nel movimento dell’Aufforderung, con il quale l’uomo viene educato ad essere uomo, in quanto invitato ad accogliere e sperimentare in sé l’idea della libertà che l’altro gli comunica. Altrettanto importante è la lettura ch’egli dà del fondamento in Hegel, in modo esemplare nello splendido saggio del 1970 intitolato appunto Il fondamento in Hegel , là dove scrive: “il Grund è un Werden zum Grunde, in cui soltanto è possibile il venir dell’ente al proprio essere, in altri termini è il fungere inconscio in cui si origina l’oggettività cosciente: ‘l’andare a fondo della mediazione è in pari tempo il fondamento da cui sorge l’immediato’ (…) Il fondamento si perde nel momento stesso in cui funge”(FH, 49). Questa è la “logica” del fondamento dell’umano quale appare ne La comunità come fondamento e in particolare nel libro del 1967 Il senso del fondamento. La filosofia è un “retrocedere” profondandosi nell’interno di noi stessi, alla ricerca dell’origine della nostra “internità”. In questo senso essa è un risalire a un “fatto originario”, a quel fatto–limite, mai identificabile nel tempo e nella storia, che rende possibile il salto dell’individuo dal suo esser soggetto biologico, immediata unità individuo-ambiente, al suo essere come soggettività umana. Quel fatto –limite è la relazione originaria con altri soggetti. L’uomo diviene soggettività intenzionale, coscienza, per la quale si costituisce un mondo oggettivo, soltanto perché egli nascendo non si affaccia sul nulla, ma entra a far parte di un mondo che è già il mondo dell’uomo. La comunità è il fondamento nascosto rispetto a cui, negandolo, si afferma l’individuo. Al tempo stesso, senza forzare il suo testo, si può dire che il fondamento nascosto si pone come telos, come termine ideale dell’agire dell’individuo, la cui dignità di uomo si afferma proprio nella decisione di spezzare l’egoismo ponendosi a servizio della comunità. Questa tematica resta dominante nella riflessione di Masullo nella voce Metafisica dell’Enciclopedia filosofica Oscar Studio Mondadori del 1980 , nei saggi hegeliani degli anni settanta e ottanta successivamente raccolti ne La potenza della scissione ( 1997), e ancora in Filosofie del soggetto e diritto del senso del 1990. Ma si deve ricordare che accanto alle ricerche teoretiche e storiche sulla fondazione intersoggettiva del mondo umano, e certamente incrociata con esse, Masullo è venuto svolgendo una originale riflessione critica sul soggetto in quanto singolo esistente, che non solo mette in evidenza la interazione di ragione e sentimento, di pensiero ed emotività, ma riconosce nella sfera dell’emozionale o, come preferisce dire, della paticità (che è insieme patire e agire), lo strato originario del soggetto. Il libro del 1995 Il tempo e la grazia segna in un certo senso il punto di svolta tra i due momenti del pensiero di Masullo, che, accentuando la prospettiva etica, si concentra ora, per dir così, in un solo punto focale: il tempo come vissuto dell' «irreversibilità» e della «contingenza». Muovendo da questa nozione del tempo, egli prospetta l’inizio di una nuova ricerca, vale a dire la ricerca di un'etica attiva - non reattiva - della salvezza, che si prefigge di collocare l'uomo nella sua “dimora”, nella sua patria, identificata con il tempo, con il repentino del cambiamento, con il senso della destabilizzazione incessantemente vissuta. Ma come può dirsi attiva un'etica che sorge dalla consapevolezza del limite costitutivo della finitezza della ragione come ragione progettante e fondante? Essa può dirsi attiva solo perché toglie gli impedimenti al disporsi accettante dell'uomo dinanzi al nuovo atto di vita che sempre rinasce dalla perdita e dalla morte. L'etica attiva riapre lo spazio al novum accolto come dono e come grazia, a cui è connessa infine la salvezza dell'individuo, divenuta, ormai, per Masullo - nella temperie postmoderna - prioritaria rispetto alla «difesa» della società. Se nello scritto del 1995, come si è visto, l’analisi della soggettività e della sua stratificazione originaria veniva piegata e concentrata sul tempo come fenomeno del «repentino», in Paticità e indifferenza, apparso alla fine del 2003, al centro della riflessione sulla soggettività viene posta la polarità rappresentazione/emozione, o, come anche si potrebbe dire, significato ideale /senso vissuto. Masullo torna in questo testo a cercare la genealogia dell’umano, quell’evento assoluto che fa uscire il vivente dalla chiusura singolaristica dell’organismo alla dimensione intersoggettiva. E sembra trovarlo, però, non nella husserliana coscienza assoluta come correlazione intenzionale di soggetto-oggetto, io-mondo, e neppure nella relazione io-tu o nella relazione intersoggettiva, ma nel sentimento di sé, che vive ed è vissuto, invaso dai contenuti del vivere. All’origine dell’uomo non vi sono pensieri e rappresentazioni, ma emozioni e anzi non questa o quella emozione, ma la possibilità stessa dell’emozionarsi, cioè dell’essere investiti dal differente, dal cambiamento, e dal senso di questo differente e di questo cambiamento: che è ciò che egli chiama paticità. Il riferimento a questo strato originario dell’esistente sembra potersi contrapporre al mondo dominato dalla generalizzazione e dalla formalizzazione dei linguaggi dei saperi positivi e dalla tecnica, che , denuncia Masullo, può diventare un mondo in cui domina l’indifferenza, l’anonimato, l’equivalenza tra i soggetti, che non valgono più nulla al di fuori del loro ruolo o della loro funzione nell’ingranaggio della oggettività naturalistica, della società o del mercato. Recuperare la dimensione originaria del patico, dell’emotività che accompagna la scoperta del sé e il prendersi cura di sé e dell’altro come sé, non vuol dire, però, assumere una prospettiva estetica o addirittura cedere ad una tentazione solipsistica, e neppure attivare una salvezza puramente individuale nell’accettazione incondizionata dell’evento, alla maniera di Heidegger, ma, piuttosto, riaprire la possibilità di progettare significati e valori comuni che non perdano di vista l’autonomia e il valore infinito dell’esserci proprio di ogni soggetto, di ogni esistente, al fine di istituire una comunità di soggetti liberi e rispettosi della libertà di tutti. In questo senso si dispone certamente uno dei libri più significativi di questa seconda fase dello sviluppo del pensiero di Masullo, vale a dire La libertà e le occasioni del 2011. Riprendendo una tesi già espressa in Filosofia Morale (2005), Masullo opera una significativa distinzione tra morale ed etica, capovolgendone il senso abituale , che assegna alla morale la dimensione dell’agire personale e all’etica l’ambito dei costumi, delle istituzioni, dell’agire sociale. Affondando il suo scandaglio teoretico nell’immaginifico pensiero vichiano ( a cui è dedicato l’ampio e fondamentale primo capitolo del libro), Masullo scrive: «La “morale”, socialmente necessaria, è la ripetività del costume. L’ “etica” è sempre solitaria invenzione d’una coscienza inaugurale» (LO, 22-5, 23.). L’etica esprime quindi l’essenza stessa dell’uomo che, nella sua individualità personale, è libertà, invenzione, esistenza, come distacco dall’ indifferenza dell’essere . Ma «la libertà non è reale se non è esperita, se il soggetto non si trova libero», e questa cosa «non può spiegarsi se non si ammette che il soggetto non viene determinato ma si autodetermina come essere libero per rispondere alla sfida di un altro soggetto libero. La libertà di ogni uomo ha nella libertà d’altri la propria occasione» (LO, 107) . Torna quindi , anche qui, in primo piano il nucleo profondo della riflessione di Masullo - il fondamento intersoggettivo - e torna attraverso la disincantata analisi della situazione del nostro tempo dominata dalla tecnologia già svolta in Paticità e indifferenza. Chiaramente, se il sistema tecnico si sovrapponesse completamente a quello sociale, o più precisamente se tutte le forme di espressione e le relazioni umane fossero inghiottite dal sistema tecnico, allora si realizzarebbe un regime di assoluto determinismo. L’umano si identificherebbe con il tecnico, con l’artificio divenuto natura, invalicabile perimetro del pensare ed agire. Ma, suggerisce Masullo, il destino non è compiuto, c’è ancora uno spazio per una possibile eccedenza dell’iniziativa umana sulla situazione risultante dallo sviluppo scientifico-tecnologico, proprio cogliendo le nuove occasioni, ovvero le nuove sfide, che questo sviluppo ci propone. Per affrontare la complessa questione, Masullo introduce la distinzione tra due forme di esercizio del logos, della ragione: il calcolo e il pensiero – distinzione corrispondente in qualche modo a quella kantiana e soprattutto hegeliana tra intelletto e ragione, ripresa anche da Karl Jaspers . Come Masullo aveva già suggerito in Intuizione e discorso , il logos si presenta come un legein, un raccogliere e mettere in relazione, come ratio nel senso di calcolo, tanto logico quanto matematico, mentre il dispiegarsi della mente come pensiero è apertura al mondo, trascendenza e progetto, libertà. Il calcolo è quindi essenzialmente tecnica e certamente la ragione moderna si è affermata in larga parte come calcolo ( LO, 177-178 ). Ma vi è un’altra modalità della ragione, che in modo esemplare Masullo vede rappresentata nello storicismo di Dilthey, definito da York von Wartenburg come una “empiria antiempiristica”, una filosofia dell’esperienza per cui «il pensiero non sopravviene alla vita, ma è la vita che si matura in pensiero, la vita come incessante interpretazione»( LO,179). L’apparire del pensiero implica il rompersi del determinismo causale della macchina della vita, regolata dalla ragione come calcolo, e questa rottura è ciò a cui Masullo dà il nome di “grazia”. La “grazia” che ci rende uomini è il “trascendere” costitutivo della coscienza intenzionale. È l’apparirci di un mondo, presso il quale si attua il nostro essere più proprio, nel nostro essere-nel-mondo e prenderci cura del mondo e nel nostro ritornare in noi stessi dalla dispersione nelle cose. Si tratta allora di difendere lo spazio della trascendenza, dell’eccedenza del pensiero sul calcolo, dell’ immaginazione sul semplice rispecchiamento della realtà. «La sfida , di fronte alla minacciosa prospettiva di una finale tecnocrazia totalitaria, egli scrive, è di mantenere la mente nell’ ‘eccesso’ della trascendenza […] il respiro profondo della libertà» ( LO, 208) . Qui la riflessione di Masullo compie una contromossa che riapre la strada ad un concetto materiale e non puramente formale di libertà, non semplice autodeterminazione, ma autonomia. Questo accade perché l’ eticità si può incontrare nella fondazione intersoggettiva dell’etica che egli ricostruisce in pagine, che lui stesso ha definito appassionate, dedicate ancora una volta a Fichte. L’eticità appare legata intimamente al riconoscimento di un vincolo che scaturisce dalla libertà del soggetto: autonomia, vincolo nel senso di apertura all’universale e al comune, riconosciuto interiormente come dovere. E tuttavia Masullo esige di più. Non diversamente da Karl Jaspers , di cui mi piace qui ricordare la figura della “lotta amorosa”, egli esige che la libertà si dispieghi come amore: «L’ “amore” è la comunitarietà, in cui come umana la vita si completa» (LO,125). Allora potremmo, forse, dire che l’etica attiva, che Masullo reclamava ne Il tempo e la grazia come salvezza dell’uomo, è l’etica dell’ amore. L’amore infatti ci avvicina al fondamento, come dice Agostino : “Ama et propinquabit; ama et habitabit. Ama ed egli si avvicinerà, ama ed egli abiterà in te” (Serm. 21, 2)
Con una tonalità più disincantata la comprensione critica del nostro tempo e la possibile risposta etica ad esso corrispondente si trovano anche al centro degli ultimi scritti di Masullo, dai dialoghi su anima, verità, giustizia e tempo raccolti nel Piccolo teatro filosofico del 2012 a Stati di nichilismo del 2013 fino all’ultimo libro L’Arcisenso. Dialettica della solitudine del 2018. Qui, di fronte alla ragione come calcolo, dominante nella società tecnologica, Masullo ammette che il compito del pensiero non può che essere quello di provocare una riflessione, un ripiegamento del soggetto in se stesso alla ricerca del proprio essere più originario, cioè di quell’originario sentirsi che accompagna tutte le sue espressioni e oggettivazioni, tutte le sue azioni e le sue relazioni e che però non può mai diventare oggetto, né può essere sentito dall’altro. Tuttavia questo ritrarsi nel proprio sentirsi, nella solitudine dell’ “arcisenso” , non è assoluto, ma la solitudine può essere vinta dalla cura di un altro, quindi da una vissuta esperienza “duale”, da cui può scaturire la scelta di estendere illimitatamente la cura ad altri, come dimostra la vita di Madre Teresa di Calcutta. In effetti, anche in questo restringimento dalla originaria relazionalità comunitaria al “duale”, vibra sempre nel pensiero di Masullo la dialettica solitudine/comunità, come testimonia il fatto che egli, intervenendo sulla stampa e sui media con i suoi giudizi, le sue analisi, le sue riflessioni, fino agli ultimi giorni della sua vita si è preso cura della comunità.
Nota bibliografica
Intuizione e discorso , Libreria Scientifica Editrice , Napoli 1955, 19642 ; nuova edizione a cura di G.Cantillo e C.de Luzenberger, Editoriale Scientifica, Napoli 2013.
Struttura soggetto prassi , Napoli , Libreria scientifica Editrice, Napoli 1962, 19662 ), nuova edizione , ESI, Napoli 1994.
Lezioni sull’intersoggettività, Libreria Scientifica Editrice , Napoli 1963
La storia e la morte, Libreria Scientifica Editrice, Napoli 1964 ; nuova edizione a cura di G.Cantillo e Ch. de Luzenberger ,Editoriale Scientifica , Napoli 2013.
La comunità come fondamento. Fichte- Husserl-Sartre, Libreria Scientifica Editrice, Napoli 1965
Il senso del fondamento, Libreria Scientifica Editrice, Napoli 1967; nuova edizione a cura di G. Cantillo e C. de Luzenberger , Editoriale Scientifica, Napoli 2007.
Il “fondamento”in Hegel, estratto dal volume Incidenza di Hegel , a cura di F. Tessitore , Morano , Napoli 1970 [FH]
L’antimetafisica del fondamento, Guida Editori, Napoli 1971.
Metafisica, Mondadori, Milano 1980.
Fichte. L’intersoggetttività e l’immaginario, Guida Editori, Napoli 1986
Filosofie del soggetto e diritto del senso, Marietti, Genova 1990.
Il tempo e la grazia. Per un’etica attiva della salvezza, Donzelli editore, Roma 1995.
La potenza della scissione. Letture hegeliane, ESI, Napoli 1997
Paticità e indifferenza, Il nuovo Melangolo, Genova 2003.
Filosofia Morale,Editori Riuniti, Roma 2005
Napoli siccome immobile .Aldo Masullo intervistato da Claudio Scamardella, Alfredo Guida Editore, Napoli 2008.
La libertà e le occasioni, Jaca Book, Milano 2011 [LO]
Piccolo teatro filosofico , Mursia , Milano 2012
Stati di nichilismo , Paparo Edizioni, , Napoli 2013.
L’Arcisenso . Dialettica della solitudine, Quodlibet, Macerata 2018
Giuseppe Cantillo
(cantillo@unina.it)
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